Le Antiche Tradizioni Culinarie di Forino: Sapori che Raccontano la Nostra Storia

Cari amici e concittadini di Forino, e voi tutti che siete incuriositi dalla nostra amata terra, vi invito a sedervi idealmente attorno a una tavola imbandita. Oggi voglio parlarvi di qualcosa che ci unisce profondamente, qualcosa che nutre non solo il corpo ma anche l’anima della nostra comunità: le antiche tradizioni culinarie di Forino. Questi sapori, tramandati con amore dalle nostre nonne, sono molto più che semplici ricette; sono frammenti della nostra storia, testimonianze viventi di chi eravamo e di chi siamo. In ogni piatto si cela un racconto, un legame indissolubile con le nostre radici irpine e con la generosità della nostra terra campana, un vero patrimonio che si tramanda di generazione in generazione.

I fondamenti della nostra tavola terra e tradizione

La nostra identità culinaria si basa su pilastri solidi: il legame profondo con la terra irpina e la centralità di alcuni ingredienti chiave, primo fra tutti la pasta. Questi elementi definiscono la nostra tavola quotidiana e festiva.

Le radici contadine e i doni della terra irpina

La nostra cucina affonda le sue radici nella civiltà contadina, un mondo fatto di stagionalità, rispetto per la terra e ingegno nel valorizzare ogni suo dono. Forino, incastonata nel verde dell’Irpinia, beneficia di un suolo fertile, influenzato dalla natura vulcanica della regione Campania, e di un clima mediterraneo generoso che ci regalano prodotti straordinari. Verdure ed ortaggi coltivati nei nostri campi sono i protagonisti indiscussi: pensiamo alle patate, ai fagioli, alle zucche, alle saporite cime di rapa (qui da noi spesso chiamate ‘broccoli di rapa’), alle melanzane. E come dimenticare le erbe aromatiche, sia spontanee che coltivate? Il prezzemolo e il basilico sono onnipresenti, profumando i piatti con le loro essenze mediterranee inconfondibili, affiancati dall’origano selvatico dei nostri monti o dal finocchietto, che conferiscono un carattere unico anche alle preparazioni più semplici. La freschezza è la parola d’ordine: portare in tavola ciò che l’orto offre al momento giusto è un principio che abbiamo ereditato e che cerchiamo, noi forinesi, di custodire gelosamente. Questa semplicità, questa aderenza ai cicli della natura, è il cuore pulsante della nostra identità gastronomica, un esempio concreto di quella dieta mediterranea oggi tanto celebrata per la sua salubrità.

Il ruolo centrale della pasta nella cucina forinese

Se c’è un elemento che unisce tutta la Campania a tavola, e Forino non fa eccezione, è la pasta. Regina indiscussa dei nostri pranzi domenicali e delle feste, la pasta si declina in infinite varianti, testimoniando la creatività e la storia della nostra gente. Prediligiamo spesso la pasta secca, magari di formati tradizionali che ben raccolgono i sughi robusti della nostra tradizione. Chi di noi non ha nel cuore il ricordo della ‘pasta e patate con provola’, un connubio perfetto di semplicità e sapore, reso ancora più confortante e simbolo di convivialità familiare dalla provola filante? O la ‘pasta allo scarpariello’, un primo piatto povero ma esplosivo nel gusto, con pomodorini freschi, formaggio e basilico, testimonianza della cucina popolare? Si dice che il nome derivi dai calzolai (‘scarpari’ nel dialetto napoletano), che preparavano questo sugo rapido e saporito. Queste preparazioni, insieme a zuppe corroboranti come la ‘minestra maritata’, una complessa sinfonia di verdure di stagione ‘maritate’ con diverse carni (spesso maiale e manzo), fanno parte di un vasto repertorio che definisce la cucina campana nel suo complesso, un patrimonio che anche noi, con le nostre varianti locali, contribuiamo a mantenere vivo.

Il pomodorino l’oro rosso di Forino

Parlando di sughi e sapori mediterranei, non possiamo non celebrare il re della nostra cucina estiva (e non solo): il pomodorino. Questo piccolo frutto rosso, originario delle Americhe ma perfettamente ambientato nel nostro clima mediterraneo, ha trovato nella nostra regione, e quindi anche nei nostri orti forinesi, un habitat ideale. Le varietà che coltiviamo, come il dolce ‘ciliegino’ o l’intenso ‘datterino’, sono l’anima di tantissimi piatti, come ben sanno gli esperti di tradizioni gastronomiche regionali. Il pomodorino è incredibilmente versatile: fresco, regala vivacità a insalate come la classica ‘caprese’ con la nostra ottima mozzarella locale, o alle bruschette; cotto lentamente, si trasforma in sughi avvolgenti che sposano magnificamente la pasta, come in un semplice spaghetto ‘aglio, olio e pomodorino’.

Ma la vera magia sta nella capacità di preservare questo sapore per i mesi più freddi. Ricordo ancora le estati della mia infanzia, quando le nostre case si riempivano del profumo delle conserve fatte in casa. La preparazione delle ‘bottiglie’ di passata, dei pomodori pelati conservati in barattoli di vetro con qualche foglia di basilico, o dei pomodorini conservati ‘a piennolo’ (appesi in grappoli legati con lo spago, in luoghi freschi e ventilati) era, ed è ancora per molte famiglie, un vero e proprio rito collettivo. Un modo per catturare il sole dell’estate e portarlo in tavola durante l’inverno. Queste conserve non sono solo cibo, sono memoria liquida, legame tangibile con le stagioni e con la sapienza delle generazioni passate, un ciclo virtuoso che va dalla freschezza del raccolto alla dispensa invernale, garantendo continuità alla nostra tradizione culinaria.

Piatti delle feste e altre specialità

Accanto alla cucina quotidiana, semplice e genuina, la tavola forinese si arricchisce in occasione delle feste e delle ricorrenze speciali, attingendo anche a ingredienti che arrivano da più lontano o a preparazioni più elaborate, talvolta influenzate dalla cucina aristocratica dei ‘monzù’.

Echi di mare e sapori robusti

Pur essendo un paese dell’entroterra, la nostra tavola non disdegna i sapori del mare, grazie alle antiche vie commerciali e alle tecniche di conservazione. Il baccalà, ad esempio, è protagonista di ricette robuste e saporite. Lo prepariamo ‘alla pertecaregna’, una ricetta condivisa con le aree vicine che prevede l’uso dei peperoni cruschi (peperoni dolci essiccati al sole e poi fritti velocemente fino a diventare croccantissimi), oppure in umido ‘alla napoletana’, con pomodoro, olive e capperi. Anche le alici, conservate sotto sale, trovano spazio in piatti semplici ma gustosi; pensiamo agli ‘spaghetti con colatura di alici’, un piatto dal sapore intenso che testimonia questo legame indiretto con il mare, o come ingrediente saporito per pizze rustiche. Non mancano poi preparazioni più sontuose, come i ricchi timballi di maccheroni, le lasagne della festa, o la ‘parigina’, una deliziosa torta salata con base di pizza, ripieno di formaggio, prosciutto cotto e pomodoro, e una copertura croccante di pasta sfoglia.

I dolci delle ricorrenze per chiudere in dolcezza

Nessun pranzo di festa a Forino può dirsi completo senza un dolce tradizionale. Anche qui, le ricette affondano le radici in un passato lontano, spesso legato a ricorrenze religiose. Il ‘casatiello’ dolce, variante pasquale del rustico salato, con la sua glassa bianca e i ‘diavulilli’ (confettini colorati), o la classica ‘pastiera napoletana’ di grano e ricotta, profumatissima e simbolo della Pasqua ma ampiamente adottata e amata anche da noi, sono solo alcuni esempi celebri. Ma la nostra tradizione dolciaria include anche preparazioni più semplici, magari legate alla quotidianità o a specifiche festività locali, fatte con ingredienti ‘poveri’ ma genuini come farina, uova, strutto (o olio d’oliva), miele locale o mosto cotto. Ogni dolce ha la sua storia, il suo momento, e contribuisce a rendere speciale la condivisione a tavola, chiudendo il pasto con una nota di dolcezza e tradizione.

Un patrimonio da gustare e custodire gelosamente

Come vedete, cari amici, la cucina di Forino è un universo ricco e sfaccettato, uno specchio fedele della nostra storia, della nostra terra e del nostro spirito comunitario. Ogni piatto che prepariamo, ogni sapore che assaporiamo, è un filo che ci lega al passato, ai sacrifici e alle gioie di chi ci ha preceduto. È un patrimonio immateriale di inestimabile valore, fatto di gesti antichi, di segreti sussurrati in cucina, di profumi che evocano ricordi d’infanzia. Oltre ai piatti menzionati, non dimentichiamo l’importanza dei nostri latticini, come la provola e la mozzarella usate in tante ricette, o l’olio extravergine d’oliva delle nostre colline, e magari qualche salume tradizionale. Il mio desiderio più grande, condividendo queste riflessioni con voi, è che possiamo continuare a essere custodi attenti e appassionati di queste tradizioni. Non lasciamo che l’omologazione dei gusti cancelli la nostra unicità. Continuiamo a coltivare i nostri orti, a scambiarci i prodotti, a preparare le conserve, a insegnare ai nostri figli e nipoti le ricette delle nonne. Perché la nostra cucina non è solo nutrimento, è identità, è cultura, è il racconto più autentico e saporito della nostra amata Forino. Manteniamola viva, gustiamola insieme e tramandiamola con orgoglio.

La bellezza femminile nella nostra cultura

Cultura e tradizione vanno a braccetto, influenzandosi l’un l’altra e spesso confondendosi nella medesima cosa. A volte la seconda può farci credere che la realtà sia sempre stata immutabile, secondo una saggezza comune e popolare tramandata da padre in figlio, ma il mondo sociale e culturale è molto più complesso di così.

Il mondo occidentale

Prendiamo in oggetto la bellezza femminile: escludendo i casi più estremi, oggi nel mondo occidentale abbiamo tutti un’idea piuttosto precisa di quali siano i canoni estetici preferibili in una donna, tanto da pensare che siano oggettivi. I mass media, i film, i video musicali, le trasmissioni in TV, tutto contribuisce a fornire una sola immagine possibile che diventa canonica.

La Venere greca e quella paleolitica

Proviamo invece ad andare a ritroso nel tempo, alla ricerca delle preferenze estetiche dominanti: basta una breve analisi, dall’antichità fino ai secoli immediatamente precedenti alla cosiddetta modernità, per accorgerci che la bellezza femminile ha sempre oscillato tra due estremi: quello della Venere paleolitica, la primissima opera scultorea dedicata alla maternità, che rappresenta la donna con forme abbondanti e generose; quello della Venere greca, nella sua più celebre versione, alta e delicata, dipinta da Botticelli, per secoli punto di riferimento anche in ambito religioso.

Questi due lati dell’estetica femminile ci raccontano una storia importante e valida in ogni contesto: non esiste una sola visione delle cose, non esiste una cultura giusta e una sbagliata; semmai esistono contesti storici e culturali in cui la repressione delle diversità è causa di male e pericolo per tutti. E infatti va riconosciuta una differenza sostanziale tra oggi e il passato, ossia la possibilità per le donne di occuparsi della propria bellezza senza alcun pregiudizio.

Gli strumenti della chirurgia moderna

Gli strumenti messi a punto dalla chirurgia estetica più moderna oggi propongono protesi anatomiche seno di ultima generazione che valorizzano, donano armonia ed eleganza, non causano problemi medici di rigetto, sono totalmente atossiche e anallergiche. Nessuno più si stupisce di fronte a una ragazza che migliora il suo aspetto.

Le nuove protesi anatomiche seno si avvalgono di una tecnologia sempre più affinata e innovativa, che viene incontro a ogni esigenza per garantire alle donne forme anatomiche stabili e armoniose con interventi che non presentano alcuna complicazione infiammatoria.

Il presepe vivente di Forino

Il presepe, conosciuto anche come presepio, altro non è che la rappresentazione della nascita di Gesù Bambino. Le sue origini storiche sono molto antiche, secondo i più il primo presepe vivente fu realizzato da San Francesco d’Assisi. Questa usanza, che dal nostro paese si è poi diffusa nel resto del mondo, è legata in particolar modo al periodo delle festività natalizie, ma richiede molto tempo per essere preparato a dovere.

Le fonti utilizzate per questo tipo di raffigurazione sono i 180 versetti “dell’infanzia” di Gesù che si trovano nei Vangeli di Luca e Matteo. In questi testi viene raccontata minuziosamente la nascita di Gesù durante il regno di Erode, a Betlemme, un piccolo centro della Giudea che già era stato il luogo natale di Re Davide.

Diversi elementi usati nei presepi attuali provengono però dai Vangeli apocrifi, non riconosciuti, e da altre tradizioni.

La versione tradizionale del presepe è composta da una serie di statue disposte in modo tale da ricostruire in maniera realistica la natività- I luoghi della tradizione sono la grotta, la capanna o la mangiatoia; mentre i personaggi che vi compaiono sono: Gesù Bambino, San Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello (che col loro respiro scaldavano il bambino), i pastori, le pecore, gli angeli e i Magi. A volte le tradizioni locali possono includere personaggi diversi.

Per tradizione la statuetta di Gesù Bambino fa la sua comparsa nel presepe sono allo scoccare della mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, mentre i Magi, partendo da lontano vengono man mano avvicinati alla figura di Gesù per arrivarvi poi al 6 gennaio, cioè il giorno dell’Epifania. In alcune versioni restano fino alla Candelora.

Le 30 scene del presepe vivente di Forino

Lo sfondo del presepe è uno scenario di tipo paesaggistico o il cielo stellato. Esiste però un altro allestimento molto diffuso nel nostro paese del presepe, cioè, per l’appunto quella del presepe vivente. Anch’essa di origine medievale, si è recentemente diffusa in Italia a macchia d’olio.

A differenza del presepe classico, quello vivente è composto da una breve rappresentazione di tipo teatrale messa in scena per rappresentare, attraverso l’impiego di “teatranti”, figuranti, la nascita di Gesù bambino.

Storicamente, il primo presepe vivente, fu realizzato da San Francesco d’Assisi, nell’anno 1223, presso Rieti, nel borgo di Greccio, presso Rieti, nel 1223. Attualmente, l’allestimento dei presepi viventi, come nel nostro caso di Forino, in provincia di Avellino, è organizzato da città, frazioni, quartieri e dai loro abitanti su base volontaria.

Il Presepe Vivente di Forino, a differenza di molti altri che si limitano a rappresentare esclusivamente la scena della Natività, coinvolge l’intero borgo storico e presenta ai suoi numerosi visitatori ben 30 scene storiche.

Una Natività con uno scenario da favola

Durante il periodo natalizio questo piccolo e caratteristico centro urbano dell’Irpinia, grazie al suo presepe vivente, riesce a catturare l’attenzione di molti turisti e viaggiatori, non solo locali ma anche nazionali. Tutto ciò avviene perché riesce a sfruttare al meglio tutte le sue 30 scene della Natività e la sua invidiabile posizione naturale, collocato com’è in uno scenario da favola.

A poco più di 10 chilometri circa dal capoluogo di provincia irpino, Avellino, si trova il comune di Forino, posizionato in una conca naturale, circondate dalle catene montuose del Romola e dei Faliesi.

Il borgo dispone quindi di una ricchezza naturalistica di acque e boschi a dir poco invidiabile ma è noto anche per le sue eccellenze enogastronomiche, come il caciocavallo, i vini e la nocciola.

A tutto ciò si devono però aggiungere le tradizioni storiche e religiose, come il Presepe Vivente, che hanno portato alla ribalta nazionale questo delizioso paese della provincia avellinese.

Dal 26 al 28 dicembre tutto il paese diventa un Presepio

Infatti, ogni anno, nel periodo compreso tra il 26 e il 28 dicembre tutti gli abitati del borgo collaborano per inscenare la loro caratteristica Natività composta da 30 scene, distribuite nei locali dell’antico casale che si trova vicino al Palazzo feudale.

Duecento volontari, rigorosamente in costume d’epoca, si impegnano a riprodurre le scene della Natività, a cominciare dall’Annunciazione per arrivare, ovviamente, alla Nascita di Gesù Bambino. Di i contorno, non mancano le rappresentazioni dei mestieri della Palestina dell’epoca e quelle della grande tradizione artigianale locale.

Il Presepe Vivente di Forino viene inscenato nell’area del Corpo di Forino, cioè la zona fortificata del paese, cioè l’area che circonda il Palazzo dei Principi Caracciolo, edificio storico del XV secolo. Questa Natività è sicuramente uno dei motivi di orgoglio di Forino, ma dell’intera regione Campania. Passeggiare per le caratteristiche vie cittadine, allestite in maniera così suggestiva, illuminati da fiaccole, durante questo periodo dell’anno è qualcosa di davvero unico. Si possono così ammirare i figuranti impegnati a riprodurre le antiche tecniche di lavorazione effettuate con gli strumenti del tempo che fu.

A tutto ciò bisogna aggiungere un dettaglio da non sottovalutare assolutamente, cioè la posizione naturale del paese che, per l’occasione, permette di avere come fondale scenico l’intera catena montuosa e un incredibile cielo stellato.

Un motivo d’orgoglio a Forino e non solo

Questa particolare Natività, organizzato dall’associazione Libertas, è di fatto il Presepe Vivente più longevo dell’intera provincia irpina ed è ormai una vera e propria tradizione per tutta la regione Campania.

Centocinquanta, duecento figuranti, ogni anno danno vita a trenta scena per le vie del centro storico cittadino. Ad accompagnare le scene di tipo religioso (dall’annunzio della nascita del Messia fino alla sua nascita) ci sono le scene storiche destinate a riprodurre quel che erano i mestieri tipici contemporanei a Gesù Bambino e quelli della tradizione artigianale locale.

Inutile dire che si tratta di una grande festa per il paese visto l’enorme entusiasmo che vede coinvolti gli abitanti volontari in questa rappresentazione a cui si prodigano con la massima dedizione possibile, attirando ogni anno migliaia di visitatori.

I riconoscimenti e gli scopo del Presepe Vivente di Forino

Il Presepe Vivente di Forino ha ottenuto diversi riconoscimenti in ambito nazionale, ha partecipato infatti alla popolare trasmissione televisiva della Rai, Uno Mattina, è stato coinvolto nella Prima Rassegna Nazionale dei Presepi Viventi d’Italia che si è tenuta a Spoleto, in provincia di Perugia e a livello provinciale si è fatto ammirare nell’evento della MezzaNotte Bianca che si è tenuto ad Avellino.

Il Presepe Vivente di Forino si prefigge diversi scopi: religioso, culturale, storico e sociale. Lo scopo religioso è quello di rilanciare il messaggio di pace dalla Grotta di Betlemme al mondo. Quello culturale ha l’obiettivo di mostrare gli antichi mestieri della tradizione locale. Lo scopo storico vuole invece far conoscere la storia del borgo, valorizzandolo. Infine, assolutamente da non trascurare, c’è lo scopo sociale. Infatti il Presepe Vivente di Forino è un grande momento di aggregazione per la gente del luogo e non solo.

Un evento che arricchisce

Sono diversi i motivi per visitare Forino nel periodo Natalizio e vedere il suo Presepe Vivente. Ci sono, ovviamente, i motivi di natura religiosa. La rappresentazione della Natività offre sempre un momento di raccoglimento intimo, a cui si aggiungono anche i motivi culturali.

Visitando questa bellissima natività irpina si ha modo di scoprire gli antichi mestieri del luogo e le bellezze e le bontà locali. Sono assolutamente da provare i vini locali. L’Irpinia ha una grande tradizione enologica e può vantare diversi vini pregiati come il Greco di Tufo e l’Aglianico, giusto per citarne alcuni.

Dove mangiare e cosa vedere a Forino

Grandi vini accompagnano spesso e volentieri una grande tradizione culinaria e sono diversi i posti dove potersi fermare a mangiare a Forino, tra tutti segnaliamo la Stanza del Gusto che si trova in Piazzetta Caracciolo, ma vi basterà girare per le vie del centro storico o fare una breve ricerca su internet per trovare il ristorante più adatto a voi.

I visitatori possono così soddisfare le loro curiosità enogastronomiche e scoprire o riscoprire le attrazioni turistiche di Forino, come ad esempio: la Chiesa di santa Maria de Castro, la Torre Civica, Palazzo Rossi, il Palazzo ex Cassa di Risparmio e il Museo dei Paramenti sacri.

Gli altri Presepi Viventi

Oltre a quello di Forino ci sono altre città che propongono durante le festività natalizie la loro versione della rappresentazione.

Uno dei più antichi d’Italia è quello di Rivisondoli, località abruzzese in provincia de l’Aquila. La tradizione del Presepe Vivente è nata qui nel 1951 e vuole che sia l’ultimo nato del paese a interpretare il bambinello. Restando nella stessa provincia bisogna segnalare anche il Presepe Vivente di Pianola che si avvicina ormai alla sua 50ema edizione. Il più grande Presepe Vivente del mondo è invece organizzato nell’affascinante località di Matera e si sviluppa su 700 metri, tra gli antichi Sassi di Matera, impiegando ben 600 figuranti.

Altri Presepi Viventi italiani ed esteri==

A contendersi il titolo di Presepe Vivente più grande del mondo c’è anche quello organizzato a Grotteria, in provincia di Reggio Calabria. Questa rappresentazione “occupa” tutti il centro storico cittadino e ne “invade” i suoi caratteristici vicoli.

Uno dei più “lunghi” temporalmente parlando è quello di Sibari, in provincia di Cosenza. Qui l’allestimento del Presepe Vivente inizia il giorno dell’Immacolata e continua fino alla prima domenica dopo l’Epifania.

In Europa merita una visita sicuramente il Presepe Vivente di Wyszków in Polonia. Restano sicuramente degli di nota i Presepi Viventi americani di Lafayette nell’Indiana e di Searcy nell’Arkansas.